Soffri di Mal di Schiena da Stenosi Lombare??
Diverse persone soffrono di questo disturbo. A livello clinico si caratterizza in un modo particolare che ci consente di identificarlo in modo abbastanza preciso:
- Dolore minimo o niente da seduto
- Aumenta durante il cammino e porta la schiena a inclinarsi in avanti come postura antalgica
- Il dolore compare anche nelle gambe dopo i primi 100m-200m di cammino di solito determinando quella che viene chiamata “CLAUDICATIO NEUROGENA” ovvero una zoppia da intrappolamento dei nervi
- Se la persona riesce a sedersi, in poco tempo passa tutto
- Se pedala, non ha nessun sintomo (questo è importante come discriminante rispetto a un dolore di origine vascolare che può portare sintomi molto simili, ma in questo caso compaiono anche facendo la cyclette)
Cosa è la Stenosi Lombare?
Il termine Stenosi si riferisce a un restringimento del canale attraverso cui passano i nervi cha vanno nelle gambe. Una certa quantità di restringimento normalmente è congenita, quindi ci si nasce, ma con l’età e con i vari processi artrosici e l’indebolimento della muscolatura, questo canale può restringersi ulteriormente creando difficoltà nella conduzione dei nervi e il loro intrappolamento.
Quando stiamo seduti o sdraiati la tensione sul nervo diminuisce e il dolore migliora.
Nel momento in cui iniziamo a camminare, il movimento della gamba va a far muovere il nervo che però essendo intrappolato non riesce ad assecondare il movimento.
Il primo compenso che mettiamo in atto è la flessione in avanti della schiena in modo da “aprire” un po’ lo spazio tra le vertebre, ma dopo un certo tempo (di solito 100m quando la situazione è particolarmente intensa) occorrerà sedersi per togliere tensione e riposare.
Cosa si può fare per migliorare questo problema??
Dai dati disponibili a oggi, si può affermare che non ci sia una netta superiorità della chirurgia per risolvere la stenosi.
Una revisione italiana degli studi sull’argomento dimostra che il bisturi non è per forza meglio di trattami conservativi di riabilitazione: l‘indagine, pubblicata di recente sulla Cochrane Library, sottolinea infatti che n ci sono differenze sostanziali di efficacia fra la chirurgia e gli esercizi per liberarsi dal malessere provocato da stenosi.
Tuttora non ci sono molte ricerche sul tema e gli interventi chirurgici in genere sono ben descritti mentre i protocolli dei trattamenti conservativi sono meno precisi. Lo studio condotto dal Dott. Zaina (fisiatra italiano dell’Istituto Scientifico Italiano Colonna Vertebrale e autore dello studio) porta una rivoluzione nel campo della fisioterapia e della chirurgia.
In Questi casi quindi, la Chirurgia va considerata come ultima risorsa nel caso non si riesca a ottenere un miglioramento con le terapie conservative.
Non perché la chirurgia sia da demonizzare, ma perché gli studi fatti in questo campo non hanno evidenziato una netta efficacia, quindi questo vuol dire che se vengono effettuati interventi chirurgici solo alla popolazione che NON ha risposto alle altre terapie, è più facile che la chirurgia sia effettivamente necessaria in quei casi e che quindi abbia un maggior successo.
E le terapie farmacologiche?
Non molti vanno in sala operatoria volentieri e sapere che anche con farmaci (e soprattutto con esercizi) si possono ottenere buoni risultati è un ottima notizia. Per la terapia farmacologica si usano cicli brevi di cortisonici per via epidurale (una tecnica neurochirurgica poco invasiva e ben tollerata) ma pochi pazienti rispondono e non sempre bene.
Cosa funziona?
Ciò che invece di sicuro funziona sono gli esercizi per migliorare l’elasticità e la stabilità della colonna. Il fisioterapista, dopo aver valutato le caratteristiche di ciascun caso, indica un piano personalizzato di attività con esercizi mirati che ognuno può fare da solo a casa propria a volte associati ad un lavoro specifico ed individuale seguito dal fisioterapista
Una buona regolarità e l’impegno garantiscono ottimi risultati: la qualità della vita e l’autonomia migliorano, senza esporsi ad effetti collaterali.
La sicurezza dei programmi di esercizi è uno dei motivi che li rende la prima scelta, oltre all’efficacia analoga al bisturi appena dimostrata dai ricercatori; con l’intervento chirurgico sono infatti possibili eventi avversi che interessano dal 10 al 24% dei casi e vanno dai danni neurologici alle infezioni, dalla necessità di ulteriori operazioni agli ematomi fino a eventi molto rari come l’edema polmonare.
L’intervento classico è la laminectomia, con cui si toglie una parte dell’arco posteriore della vertebra a livello della stenosi per decomprimere il midollo spinale.
In alcuni casi ciò comporta un’instabilità eccessiva delle vertebre, che quindi possono essere fuse per venire bloccate e stabilizzate durante l’intervento stesso o con un’operazione successiva.
Bibliografia:
Cochrane Database Syst Rev. 2016 Jan 29;(1):CD010264. doi: 10.1002/14651858.CD010264.pub2.
Surgical versus non-surgical treatment for lumbar spinal stenosis.
Zaina F1, Tomkins-Lane C, Carragee E, Negrini S.