Si parla moltissimo di stress… Sembra essere all’origine della maggior parte delle malattie moderne e probabilmente ha un ruolo importante nella genesi di queste disfunzioni del nostro corpo che poi possono evolvere in malattie vere e proprie.
Negli anni di pratica però mi accorgo sempre più spesso che le persone non sono consapevoli dei meccanismi che stanno alla base dello stress e tantomeno di quelli che legano lo stress ai loro dolori. Penso che quando diventiamo più consapevoli di cosa significhi una cosa, possiamo gestirla meglio. Per quanto riguarda lo stress, spesso accade che le persone, non comprendendone i meccanismi, pensino che il medico o il terapista che parla del loro sintomo come derivante dallo stress stia in realtà dicendo che se lo stanno inventando. Non è così. I meccanismi dello stress hanno un impatto molto importante sul corpo e sono anche alla base del suo funzionamento.
Per comprenderli al meglio dobbiamo osservare come il nostro corpo si è evoluto e il modo in cui si cerca di adattare alla vita moderna.
La prima cosa che possiamo notare è che i nostri corpi sono fatti per muoversi. La stessa nascita dei sistemi nervosi nella storia evolutiva è avvenuta proprio quando gli organismi pluricellulari hanno iniziato a necessitare di un sistema che coordinasse i movimenti più complessi e le funzioni di vari organi. Questo ha portato alla creazione di un centro di coordinazione che lentamente nei milioni di anni della vita sulla terra si è sviluppato sempre più perché permetteva di ottenere un vantaggio rispetto ad altri organismi che non potevano muoversi e che non potevano controllare una fisiologia più complessa.
Se un ambiente diventa ostile, infatti, gli organismi che possono muoversi per dirigersi altrove, avranno sicuramente maggior chance di sopravvivenza rispetto a quelli che non possono muoversi. Se il sistema muscolare può lavorare in modo coordinato, gli spostamenti saranno più efficaci e di conseguenza sarà favorita la specie che svilupperà al meglio questa possibilità.
La possibilità di muoversi serve quindi per attaccare (le prede) o per fuggire (in modo da non diventare prede). Il sistema muscolo scheletrico diventa quindi parte integrante della risposta di sopravvivenza, ma ha bisogno di un adeguato nutrimento per poter agire in modo efficiente. Il sistema Nervoso Autonomo gestisce la quantità di sangue che viene distribuita nelle varie parti del corpo a seconda delle necessità.
Per questa sua funzione particolare, nella storia della medicina è stato a un certo punto diviso in 2 parti: Parasimpatico e Ortosimpatico.
Questa divisione non rispecchia esattamente la realtà del corpo che è molto più complessa e in scala di grigi; ma può essere utile a livello didattico per comprendere i principi fondamentali.
Quando siamo in una zona di comfort e siamo rilassati, buona parte del nostro sistema nervoso si focalizza sulla riparazione degli organi, sulla digestione e sul recupero. Il cuore ha un ritmo abbastanza lento e controllato pur nella sua fisiologica variabilità; la respirazione è lenta e avviene attraverso il naso.
Al contrario nel momento di massimo pericolo, l’organismo deve lottare per la sopravvivenza e può farlo in due modi: Combattere oppure Fuggire. Entrambe le azioni necessitano di modifiche importanti nella distribuzione del nutrimento in quanto non sarà possibile continuare a mandare sangue al sistema digerente nella stessa quantità: la digestione dovrà essere ridotta o sospesa come attività in quanto quel sangue deve essere dirottato verso la periferia alla muscolatura degli arti e al cervello che avrà necessità di aumentare la concentrazione per poter prendere le decisioni giuste nel minor tempo possibile.
Questa reazione, di norma, non dura però a lungo in quanto sia l’opzione di fuga che quella del combattimento avranno una durata limitata nel tempo a pochi minuti (ore nel peggiore dei casi); dopo di che o siamo riusciti a sopravvivere, oppure siamo diventati cena. In entrambe le situazioni, questa reazione è destinata a esaurirsi in poco tempo e, se saremo sopravvissuti, a ripristinare la modalità del parasimpatico.
Per poter sopravvivere al meglio, i sistemi nervosi si sono evoluti anche in altri modi. La possibilità di riuscire a mandare avanti la nostra progenie infatti è maggiore se riusciamo a mettere in atto questi comportamenti in modo previsionale: se riusciamo a cogliere dei segnali che ci fanno comprendere che nelle vicinanze vi è un pericolo (odori, orme, suoni..), potrò attuare in anticipo delle soluzioni di messa in sicurezza.
Il cervello è diventato sempre più bravo a individuare schemi e a prevedere cosa potrebbe accadere. È sufficiente incrociare lo sguardo di un Leone allo zoo per far variare il battito cardiaco. Il nostro cervello sa che il leone è pericoloso e nel momento in cui incrociamo il suo sguardo, sa che deve preparare il corpo alla fuga.
È grazie a queste funzioni di previsione del cervello che possiamo percepire la paura anche solo grazie a una colonna sonora ben congeniata.
Una volta che abbiamo chiari questi meccanismi possiamo comprendere meglio cosa accade quando siamo sotto stress.
Nella nostra società moderna per fortuna siamo in larga parte al sicuro da pericoli quali eventuali predatori o minacce immediate alla nostra vita. La cosa purtroppo non può essere detta per tutti in quanto molti paesi hanno la guerra come vita quotidiana e in altri assistiamo alla guerriglia urbana tra bande; ma in generale la maggior parte di noi ha la possibilità di essere abbastanza sicuro di sopravvivere alla giornata e di poter fare piani per il futuro e per i propri figli.
Questa condizione privilegiata è stata possibile grazie a numerosi fattori che si sono sviluppati durante la storia della civiltà, ma sono stabili e largamente disponibili solo da poche centinaia di anni (in alcuni paesi solo da alcuni decenni). I tempi evolutivi sono molto più lunghi e il nostro corpo non ha ancora potuto adattarsi a questa nuova realtà sostanzialmente priva di pericoli immediati.
Quello che succede è che veniamo sottoposti in continuazione a situazioni assolutamente non pericolose, ma in qualche modo fastidiose; il nostro cervello vede in questi stimoli un possibile segnale di pericolo e inizia ad analizzare la situazione per poter sopravvivere. Allo stesso modo in cui ci sentiamo in pericolo grazie alla colonna sonora di un film anche se niente in realtà ci minaccia, allo stesso modo le scadenze, il lavoro da ufficio, il rapporto con il capo o i familiari, possono generare (non sempre per fortuna) un attività del sistema nervoso che mima la fisiologia che dovrebbe servirci in caso di pericolo reale.
A questo punto dovrebbe essere più semplice comprendere come sia possibile che lo stress porti alterazioni del battito cardiaco e della pressione arteriosa, respirazione alterata che spesso collabora a generare e a mantenere stati di ansia e attacchi di panico, alterazioni del sistema digerente compresi gastrite e reflusso a cui il diaframma può largamente contribuire quando la sua funzionalità è alterata; inoltre vi sono anche alcune reazioni a livello di muscolatura: lo stress prolungato aumenta il tono della muscolatura in tutto il corpo e quindi avremo i muscoli più pronti a effettuare uno scatto per la sopravvivenza che mai avverrà, il collo e le spalle entreranno in tensione a causa di vari fattori che possono intervenire non ultimo la tensione ai muscoli masticatori i quali si attivano per mordere l’ipotetico nemico che però in questo caso non possiamo mordere.
Il sistema immunitario e gli assi endocrini entrano in gioco e vengono mantenuti attivi per lungo tempo creando a volte una iperattivazione che può essere alla base di diverse problematiche di dolori dovute a malattie autoimmuni.
Insomma visto in quest’ottica, ampiamente semplificata, forse è più semplice comprendere cosa succede al nostro corpo e come mai possiamo andare incontro ad alcune patologie.
Cosa possiamo fare per contrastare questi effetti?
Risposta semplice ma non molto applicabile: Cambiare radicalmente la nostra vita cercando di tornare a una condizione di vita più a contatto con la natura con diversi impegni e tempi scanditi dal sole e non dalle scadenze, luce naturale e attività fisica all’aperto oltre a cibo vero non processato e poco raffinato.
Risposta più complessa e teoricamente più fattibile: imparare a comprendere quello che succede e contrastarlo. Una delle prime cose che possiamo fare è mettere il nostro sistema nervoso in condizioni di poter effettuare i compiti per cui si sta preparando: vuole scappare o combattere. Bene. L’attività fisica regolare è la prima mossa intelligente che possiamo fare per poter “sfogare” il sistema Nervoso Autonomo e fargli credere che la sua preparazione sia stata utilizzata in modo efficiente. Allenare poi la respirazione è un altro punto molto importante che ci può aiutare a interrompere il circolo vizioso e quando rilassiamo il diaframma possiamo anche migliorare alcuni sintomi gastrici in quanto togliamo una grossa componente meccanica di questi sintomi.
Ci sono molte altre cose da fare per migliorare la situazione, soprattutto per quanto riguarda le regolazione del ritmo circadiano e la qualità del sonno, cose che richiedono minimi sforzi ma che possono dare grandi risultati; per il momento però sarebbe sufficiente iniziare a introdurre una attività fisica regolare e un buon allenamento con esercizi di respirazione fatti in modo da regolare il Sistema Nervoso Autonomo e rendere il diaframma più elastico.